di BILJANA SRBLJANOVIC
DAL PRIMO piano della sua casa ha visto quattro soldati davanti alla
sua porta. "Mostrate i vostri tesserini", ha chiesto. Gli ospiti hanno
tirato fuori qualcosa dalle tasche e nel buio hanno mostrato i tesserini
all' uomo. "Non vedo, è buio", ha detto l'uomo. "Aprite e li mostreremo",
hanno risposto gli ospiti.
Il mio amico ci ha pensato un po'. Poi gli è salito il sangue
alla testa, era stufo di tutto. "Non volete mostrarmi i documenti", ha
detto. "Non vogliamo", hanno risposto. "Allora vaffanculo!", ha gridato
il mio amico sbattendo la finestra.
* * *
Dicono che la guerra è finita, ma lo stato di guerra non è
cancellato. Noi che abbiamo conosciuto la guerra, adesso però potremmo
conoscere la pace. Potremmo abolire le leggi marziali, il tribunale militare,
le regole per la requisizione della proprietà privata, oppure restituire
la stessa. Potremmo rendere pubblico il numero e i nomi degli uccisi, adesso
che non c'è bisogno di nascondere questa informazione perché
nuocerebbe alla "propaganda bellica".
I richiamati potrebbero togliere l'uniforme. E il palco in piazza della
Repubblica, da cui ogni giorno venivano trasmesse le "marce", si potrebbe
smontare e gettare via. Oggi sono transitata dalla piazza e il palco era
ancora lì. La gente è in uniforme, i generali sono nei tribunali.
Dicono che la guerra è finita, ma non sembra cosi.
***
Quel mio conoscente, da solo in casa, aspettava il rientro della moglie.
"C'e qualcuno davanti alla porta?", ha chiesto. "Solo i soldati", ha risposto
lei, non sospettando nulla. "Ahi!", ha sospirato l'uomo e ha raccontato
a sua moglie cosa era successo. Lei lo guardava senza batter ciglio. Poi
ha detto sottovoce: "Lo sai, quello non dovevi dirlo". Il mio conoscente
ha iniziato a tremare.
* * *
Ieri sera ho girato la città in macchina, e ho ripreso a rispettare
i semafori. Da quando la gente è morta sotto le bombe solo perché
si trovava in macchina, vicino a obiettivi militari, aspettando che il
semaforo diventasse verde, i semafori sono diventati un'arma segreta della
Nato. La notte prima di partire ero in macchina vicino a un palazzo federale,
quando il cielo è stato illuminato da un "Tomahawk". Abbiamo pigiato
l'acceleratore e superato il semaforo rosso, la gente intorno a noi si
scontrava agli incroci, sembrava che tutti saremmo morti, o per le bombe
oppure negli incidenti stradali, non importa. Le regole, almeno quelle
che riguardano il traffico, tornano lentamente in vigore. Spero che avvenga
lo stesso anche con la legge penale.
* * *
Quel mio conoscente è rimasto in ansia per tutta la serata.
Attorno a mezzanotte, ha mandato la moglie a sbirciare dalla finestra per
vedere dov'erano quelli che volevano entrare. Le strade non sono ancora
illuminate, e c'era buio totale. Adesso non solo non si vedevano i documenti:
non si vedeva nulla. "Non li vedo", ha detto la moglie, e il panico ha
invaso l'uomo. Ha composto il numero della polizia, quella civile, il numero
dove si denuncia un furto, per esempio. Al poliziotto di turno ha raccontato
il suo caso. Il poliziotto lo ha ascoltato in silenzio, poi gli ha chieso
una sola cosa: "E...allora lei li ha mandati in un certo posto...?". "Sì",
ha risposto l' uomo, pentendosi subito. Poi il poliziotto ha aggiunto sottovoce:
"Lei lo sa, quello non doveva dirlo". Il mio conoscente ha abbassato il
ricevitore, e ha bevuto una doppia dose di sedativi.
* * *
Questa mattina ho sentito la prima barzelletta del dopoguerra, dedicata
alle bombe all'uranio della Nato: "Nel 2020 un padre serbo dice al figlio:
sei un vero cretino, io nel 1999 ho superato l'esame di maturità
sotto le bombe e tu con le tue due teste ti sei fatto bocciare".
* * *
Il mio conoscente ha trascorso la notte svegliando gli amici al telefono.
A ognuno ha raccontato la sua triste storia e da tutti ha avuto la stessa
reazione. "E tu li hai mandati....?", sapete già dove. L'uomo stavolta
ha risposto a tutti di sì, con voce lamentosa. E tutti, gli hanno
risposto allo stesso modo: "Lo sai, quello non dovevi dirlo..."
* * *
Alcuni giornali lentamente iniziano a somigliare a giornali. Qualche
commento sulla politica disastrosa del regime, pur con timidezza e usando
metafore, inizia a essere pubblicato. La gente inizia ad avvicinarsi a
noi, "traditori famosi", e dice che anche loro avevano sempre pensato le
stesse cose. Ho avuto paura più di loro tutti insieme, solo che
non volevo confessarlo. Mi vergognavo dalla mia paura. Adesso tocca a loro
vergognarsi del proprio spavento.
* * *
Quell'uomo, sapete già chi, al mattino ha scritto il suo testamento.
Poi ha svegliato mezza città per dire addio agli amici e parenti
piu cari. Ha indossato l' abito più bello, le scarpe dal matrimonio,
ha abbracciato la moglie ed è uscito incontro al suo destino. Ha
inspirato forte, ha aperto quattro serrature e ha socchiuso la porta, superandola
a stento. Sulla strada... l'alba. Due cani, un gatto, la bicicletta e l'immondizia.
"Quelli" non c'erano. Ha guardato con attenzione, ha superato il bidone,
ha svegliato il gatto e poi i cani. I cani hanno iniziato ad abbaiare,
il gatto è saltato sull'albero, lui è salito sulla bicicletta
e in abito da cerimonia si è avviato verso la città. È
andato a trovare i suoi persecutori, per arrendersi, con orgoglio. "Non
doveva dirgli quello...", ha sospirato la moglie, guardandolo allontanarsi
in bicicletta.
* * *
Oggi è ricomparso il cibo fresco negli alimentari. Le zanzare
hanno ripreso a volare, attaccando le persone, celebrando la libertà
del spazio aereo. La benzina si ordina per telefono al mercato nero, e
la consegna avviene direttamente a casa. Nei ristoranti si servono le fragole
di bosco e i boschi sono ridiventati accessibili. La gente aspetta impaziente
il ritorno dei soldati, figli, mariti, fratelli, sperando che la cifra
ufficiale di 400 soldati uccisi sia quella esatta, e che la disgrazia non
sia successa proprio ai loro cari. Si annuncia la ricostruzione del paese,
in tempi brevi. Nessuno sa niente, ma tutti hanno speranza. Confesso: anch'io
spero. Ho addormentato il cervello, anestetizzato il cuore, tengo gli occhi
socchiusi e taccio, sperando: che altro posso fare? Speriamo che il mondo
non ci tradisca.
* * *
Quell' uomo in bicicletta gira ancora per la città. Vuole arrendersi,
ma non c'è nessuno a cui arrendersi. Se per caso lo vedete nel vostro
quartiere, perduto, che sta cercando la strada per tornare a casa, ditegli
che lo sto cercando. Perché voglio congratularmi con lui. Dopo tutto
quello che è successo, a ogni esercito, vincitore o sconfitto, tutti
dobbiamo rispondere come ha risposto lui. Se per caso incontrate un ciclista
perduto, vestito di nero e con le scarpe di vernice, con i capelli imbiancati
dalla paura, ma con la faccia dispettosa, vi prego di riferirgli il mio
messaggio: "Lo sai, dovevi veramente dirgli quello!"