Un post-laurea al Bo Ore 11, piazza delle Erbe. Una ragazza ventiquattrenne, appena laureata 
in Scienze Politiche, e' al centro degli scherzi e dei canti goliardici degli amici. 
Come da copione. Uno spiritosone tenta il colpaccio. Acquista nella pescheria poco distante 
un'anguilla, la infila in un sacchetto, e provvede a intrufolarla sotto i vestiti della 
poveretta. La quale, laurea o non laurea, dimostra di gradire ben poco il contatto, e viene 
colta da un mezzo attacco di nervi. E' l'ultimo episodio di un costume divenuto via via "mal", 
in una degenerazione che con la goliardia sembra avere ormai poco da spartire.

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TRA FESTE,TORTURE E CIVILTA'

di SILVIO SCANAGATTA

Chissa' se il giovane "scherzoso" che alla festa di laurea dell'amica le ha infllato nel body un'anguilla ha pensato che in altre situazioni avrebbe potuto trovare qualcuno che lo processava per tortura? Non e' la prima volta che i piu' biechi si divertono con i supplizi inferti ai soggetti piu' deboli, ma certo non si poteva pensare che si cercasse di farle passare per festeggiamenti di laurea. La plebe che godeva per le torture inferte agli schiavi ed ai cristiani aveva almeno la motivazione della fame per cui veniva riempita di pane e divertimenti.

I nuovi barbari invece diventano torturatori perche' hanno la pancia piena. Anche la piu'superficiale analisi del fenomeno infatti fa restare inorriditi dall'andazzo che ha assunto. La festa di laurea dovrebbe essere il vertice della celebrazione del sapere conquistato. Ma non vi puo' essere nulla di "sapiente" nella vergognosa disponibilita' di queste sottospecie di dottori che si fanno spogliare, insultare e perfino torturare.

La tradizione del calcio con cui il laureato veniva espulso dall'universita' aveva un suo dignitoso simbolismo. Ma a che cosa alludono quei "laureati" che si lasciano spogliare, insozzare e ficcare in un carrello? Ma l'aspetto piu' sconfortante di questi nuovi barbari sta nel fatto di essere muniti di genitori disposti perfino a pagare dei denari per festeggiare una tale dimensione di imbecilli.

Si potra' obiettare che si tratta di esagerazioni, e che gli episodi sono raramente gravi. Obiezione sbagliata: nel momento in cui il divertimento perde la dimensione dei significati simbolici e diventa fine a se' stesso o episodio di vacuo consumismo, e' quasi automatico che un sasso uccida una persona o che lo stadio diventi una tragedia o che la laurea diventi una tortura. Nel caso specifico poi la cosa e' tanto piu' grave perche' gli adulti, ed in particolare i genitori, si trasformano non solo in quelli che finanziano queste incivilta' ma addirittura nei peggiori guardoni, con tanto di videocamere, che dimostrano quale sia il livello di educazione che forniscono ai loro figli.

La celebrazione di queste volgarita' consumistiche si sta troppo spesso trasformando in situazioni che vanno dall'ignobile alla tragedia, per permetterci ancora di guardarle con distacco. Sara' bene cominciare a pensare a sistemi di punizione che salvino il significato di una festa d'addio, ma ci salvino dall'orrore delle sue degenerazioni.