Venetonight – Researchers’ Night è l’iniziativa che fa incontrare ricercatrici e ricercatori con il grande pubblico in differenti città europee in una stessa data: quest’anno l’evento si svolgerà il 24 settembre 2021.
Dopo la scorsa edizione, che si è svolta completamente on line, quest’anno gli incontri ritorneranno anche in città: saranno ospitati in varie zone della città e molti saranno accessibili solo su prenotazione. Il programma generale della giornata e le modalità di prenotazione si trovano su https://venetonightpadova.it/
Ci saranno inoltre le proposte on-line a tema con presentazioni e visite virtuali su tantissimi temi di ricerca.
Vi proponiamo un viaggio virtuali nei luoghi dove si svolgono i grandi esperimenti di fisica. Ricercatrici e ricercatori vi accompagneranno e risponderanno alle vostre domande.
Programma: 17.00 Carlo Broggini (Direttore della Sezione INFN di Padova): Introduzione 17.05 Elisa Bernardini, Ilaria Viale: Dal Polo Sud alle Canarie: alla scoperta dei telescopi IceCube e MAGIC e dell’astronomia multimessaggera 18.00 Alessandro Pascolini: 1951-2021, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare compie 70 anni 18.10 Guillem Domenech: Finding out what our baby universe may have been up to 18.25 Antonio Caciolli: Il progetto Radiolab 18.35 Alberto Garfagnini: JUNO e la caccia ai neutrini: da Montegrotto Terme alla Cina 19.00 Manoj Kumar Mandal: The Mathematics behind the smallest scale experiment of the Universe 19.15 Sofia Talas: Spunti sulla fisica tra ieri e oggi 20.00 Paolo Ochner: Il cielo di Asiago 21.00 Angela Fava, Filippo Varanini, Christian Farnese: L’esperimento ICARUS al Fermilab
Incontra ricercatrici e ricercatori…ti racconteranno le loro scoperte e molto di più!
Programma 17.00 Flavio Seno (Direttore del Dipartimento di Fisica e Astronomia): Introduzione 17.05 Francesca Barbaro: Fisica e medicina, l’unione fa la forza. I radiofarmaci. 17.25 Paolo Rossi: L’incontro tra un umano ed un marziano… il problema della materia ed antimateria – Lettura tratta da “I sei pezzi meno facili di R. Feynman” 17.35 Gianluca Ruffato: Dare forma alla luce: uno sguardo alla frontiera dell’ottica 18.00 Mia Tosi: Visita virtuale a CMS al CERN di Ginevra 19.30 Davide Cassani: La teoria dei buchi neri da Einstein a Hawking 19:50 Giacomo Ciani/Andrea Grimaldi: Viaggio nel cuore di Virgo: il gigante sensibile… alle onde gravitazionali 20:50 Bianca De Caro: La radiazione cosmica di fondo 21:05 Louis Gabarra: Il telescopio spaziale Euclid per studiare l’energia e la materia oscura 21:20 Francesco D’Eramo: Il sogno di Democrito in versione oscura 21:40 Ilenia Apicella, Anna Tovo: I sistemi complessi
Giovani ricercatrici e ricercatori dell’Università di Padova ci portano in viaggio nell’Universo.
Programma
19:00 Roberto Ragazzoni (Direttore INAF-OAPD Padova): Introduzione 19:05 Stefano Tornamienti: Carambole stellari: il gioco delle interazioni negli ammassi di stelle 19:35 Giacomo Mantovan: Esopianeti: viaggio alla scoperta di nuovi mondi 20:05 Francesco Sinigaglia: Animali cosmici e dove trovarli: a caccia di galassie nell’Universo a grande scala 20:35 Vito Squicciarini: Fotografie di mondi lontani 21:05 Simone Di Filippo: Adaptive Optics for dummies! 21:35 Irene Salmaso: Nasce – cresce – esplode: Supernovae e Astrofisica Multimessaggero 22:05 Emanuele Dondoglio: La rivoluzione Silenziosa degli Ammassi Globulari 22:35 Marco Dall’Amico Briscola di buchi neri: onde gravitazionali ed incontri tripli
Programma delle attività in presenza
Presso le postazioni zona Piovego, viale G. Colombo
16.50 – 17.40 “INFN LNL visto da studenti e da studentesse di scuola secondaria di II grado” – postazione 1
17.40 – 18.30 “INFN LNL visto da studenti e da studentesse di scuola secondaria di II grado” – postazione 1
16.55 – 17.45 “Giochi al museo di Storia della fisica” – postazione 2
17.45 – 18.35 “Giochi al museo di Storia della fisica” – postazione 2
18.35 – 19.25 “Scopriamo Lo spazio”, presentazione del libro – postazione 2
18.30 – 19.20 “Il progetto ERC Enubet” – postazione 1
19.20 – 20.10 “Il progetto ERC Enubet” – postazione 1
19.25 – 20.15 “Il plasma” – postazione 2
20.10 – 21.00 “Cherenkov Telescope Array” – postazione 1
20.15 – 21.05 “Il plasma” – postazione 2
21.00 – 21.50 “Quale particella elementare sei?” – postazione 1
21.05 – 21.55 “Onde gravitazionali e interferometri” – postazione 2
21.50 – 22.40 “Il cielo notturno con Stellarium” – postazione 3
21.50 – 22.40 “VR Lab: “il laboratorio di realtà virtuale” – postazione 1
21.55 – 22.45 “Onde gravitazionali e interferometri” – postazione 2
22.40 – 23.30 “VR Lab: “il laboratorio di realtà virtuale” – postazione 1
22.40 – 23.30 “Il cielo notturno con Stellarium” – postazione 3
22.45 – 23.30 “Quale particella elementare sei?” – postazione 2
Ricostruire, in totale sicurezza, una mappa di densità in 3D del combustibile esausto contenuto nei depositi delle centrali nucleari europee grazie a una tecnologia sviluppata dalla fisica delle particelle. Sarà questo il compito del progetto MuTomCa (MUon TOmography for CAstors) che prevede la costruzione di un rivelatore a muoni, particelle simili agli elettroni ma con una massa circa 200 volte superiore, in grado di restituire un’immagine tomografica molto precisa dell’interno dei contenitori, in cui è stoccato il combustibile esausto, operando dall’esterno. In Europa, attualmente, esistono circa 1500 contenitori su cui potrebbe essere applicata questa tecnologia. “Questa attività dimostra come le tecnologie sviluppate per la ricerca di base si possano utilizzare per applicazioni di pubblica utilità: laddove le tecnologie convenzionali non funzionano, l’uso di rivelatori e di tecniche di ricostruzione delle tracce delle particelle cariche, tipici degli esperimenti al CERN, porta a nuove interessantissime potenzialità” spiega Paolo Checchia, responsabile scientifico per l’INFN del progetto. Il progetto è frutto di una collaborazione internazionale tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Italia), il Centro Ricerche Jülich (Germania), il gestore dei depositi di contenitori BGZ (Germania) e la Comunità Europea della Energia Atomica (EURATOM). Ad oggi, non è disponibile alcun metodo sufficientemente preciso per una ri-verifica del combustibile esausto conservato in fusti fortemente schermati con pareti spesse, in cui il combustibile interno è praticamente inaccessibile al rilevamento con neutroni e raggi gamma poiché schermato dai blocchi di combustibile esterno. La rilevanza di questo problema aumenterà con la graduale eliminazione della produzione di energia nucleare dove non fosse disponibile alcuna installazione in loco per aprire i contenitori di combustibile esausto, ai fini di una nuova verifica, nel caso in cui tutte le misure di contenimento e sorveglianza relative alle salvaguardie fallissero. La tomografia muonica è una tecnica che utilizza i muoni, particelle che vengono prodotte quando i raggi cosmici provenienti dallo spazio interagiscono con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto anche molto grande. Mentre i raggi X, con cui si fanno le radiografie, non riescono ad attraversare più di qualche decina di centimetri, i muoni possono attraversare grandi spessori di materia, anche alcuni chilometri. Questa caratteristica permette di impiegare queste particelle per realizzare immagini tridimensionali di strutture di grandi dimensioni dall’esterno e in completa sicurezza.
Il rivelatore Un team di ricerca guidato dai fisici della sezione di Padova dell’INFN, a cui partecipano anche associati della sezione di Genova e di Pavia, sta lavorando alla costruzione di un rivelatore per muoni basato sulla tecnologia dei “tubi a deriva”. Questa tecnologia è frequentemente usata per rivelare particelle cariche ed è usata nei rivelatori a muoni degli esperimenti dell’acceleratore LHC, del Cern , dove ha dato un contributo fondamentale, ad esempio, alla scoperta del bosone di Higgs. Una volta completato, il rivelatore sarà formato da due moduli, ciascuno alto 4 metri e mezzo con una base di 1 metro e mezzo e con un peso di 1 tonnellata. All’interno di ogni modulo, sei strati di 30 o 31 tubi a deriva costituiti da un tubo di alluminio di 5 cm di diametro e riempito con una particolare miscela di gas, con al centro un sottile filo di rame e berillio posto ad una tensione di 3000 V. Al passaggio dei muoni cosmici il rivelatore è in grado di misurarne la posizione e la direzione con estrema precisione e, grazie a questi dati, è possibile riscostruire l’immagine interna della struttura che si andrà ad analizzare. La fase di costruzione e assemblaggio durerà circa 1 anno ed è in corso in Italia. La successiva fase di test si volgerà in Germania e durerà circa 6 mesi. Il team di ricerca di Padova è composto da ricercatori e tecnologi tra dipendenti ed associati: Paolo Andreetto, Massimo Benettoni, Paolo Checchia, Enrico Conti, Franco Gonella, Altea Lorenzon, Fabio Montecassiano e Gianni Zumerle. Tutte le attività sono effettuate col supporto dello staff tecnico (Lorenzo Barcellan, Marco Bettini, Nicola Bez, Lorenzo Castellani, Andrea Colombo, Federico Fabris, Daniele Mazzaro, Loris Ramina, Matteo Turcato, Pier Giuseppe Zatti e altri). Inoltre, il progetto vede la partecipazione di studenti del Corso di Laurea e di Laurea Magistrale in Fisica in qualità di laureandi.
Le applicazioni della tomografia muonica La prima applicazione di questa tecnologia risale alla fine degli anni ’60 quando, nel contesto di un’indagine archeologica in Egitto, furono installati dei rivelatori di muoni nella piramide di Chephren, nella piana di Giza, per capire se al suo interno esistessero altre camere ancora da scoprire. All’epoca non se ne trovarono altre. Recentemente, invece, studiando la piramide di Cheope è stata scoperta la presenza di una nuova camera sconosciuta. Le applicazioni più recenti della radiografia muonica interessano, in particolar modo, i vulcani. Installando un rivelatore alla base, è possibile, infatti, avere informazioni sulla struttura interna, in particolare sul condotto vulcanico, che ha una densità diversa rispetto alla roccia che lo circonda tanto da risultare ben visibile nell’immagine. Altre applicazioni dell’uso dei muoni cosmici si possono trovare nei controlli dei mezzi di trasporto per contrastare il contrabbando nucleare, in applicazioni industriali per evitare incidenti dovuti a fusioni di sorgenti radioattive nelle fonderie e per ottimizzare il ciclo degli altoforni. Sarà possibile usare la stessa tecnologia per studiare altri tipi di rifiuti nucleari immagazzinati nei decenni passati in contenitori di cemento che necessitano di esser messi in sicurezza.
Venetonight – Researchers’ Night è l’iniziativa che fa incontrare ricercatrici e ricercatori con il grande pubblico in differenti città europee in una stessa data: quest’anno l’incontro – che si terrà il 27 Novembre – sarà virtuale. Questo evento rappresenta un’occasione straordinaria per avvicinare, in modo divertente, il pubblico di ogni età al mondo della ricerca, aprire uno spazio di dialogo con la cittadinanza e sensibilizzare alla carriera scientifica. Nella nostra regione va in scena Venetonight, l’evento organizzato dalle Università di Padova, Verona e Venezia Ca’ Foscari e molti enti di ricerca. Il programma completo dell’evento si trova su https://venetonightpadova.it/
Il programma degli interventi è disponibile qui sotto: sarà sufficiente cliccare sul relativo link per collegarsi, senza necessità di prenotazione, e seguire l’intervento scelto. Sarà possibile passare da un evento all’altro, a seconda degli argomenti di interesse, come se si entrasse e uscisse da una stanza.
Gli eventi in diretta saranno coordinati da ricercatrici e ricercatori dei due enti, che si alterneranno per coprire tutta la durata dell’evento, per introdurre e presentare i numerosi interventi previsti.
In questo webinar si susseguiranno collegamenti dai siti sperimentali di grandi esperimenti da tutto il mondo: dalle Canarie al Polo Sud, dagli Stati Uniti al Giappone. Ricercatori e ricercatrici ci racconteranno in diretta dai laboratori gli esperimenti sulla fisica dei neutrini, la ricerca di onde gravitazionali e astronomia multimessenger e saranno disponibili per rispondere alle domande del pubblico.
Programma dettagliato:
16:00 – 17:15 Descrizione di uno strumento MAGICo (Ilaria Viale, Alessia Spolon) 17:30 – 18:30 L’esperimento IceCube al Polo Sud (Elisa Bernardini, Caterina Boscolo Meneguolo) 18:45 – 19:45 L’esperimento ICARUS al FermiLab (Angela Fava) 20:00 – 21:00 Visita a Virgo (Giacomo Ciani) 21:15 – 22:00 Visita a Super Kamiokande (Mathieu Lamoureux , Nataly Ospina e Fabio Jacob)
Una visita virtuale dell’esperimento CMS, uno dei principali in corso al CERN di Ginevra, il mondo delle particelle e l’Universo spiegato ai bambini e tante attività interattive per conoscere l’acceleratore del futuro, dare la caccia a nuova fisica e scoprire le caratteristiche dei neutrini vi aspettano nel corso di questo webinar. La diretta si concluderà con un quiz aperto a tutti: chi riuscirà a riconoscere le tracce delle particelle?
Programma dettagliato:
15:30 – 16:30 CMS visita virtuale (intervento che sarà gestito dal Cern da Ginevra. Locandina) 17:00 – 17:30 Planck, Quanto ne sai di… Atomi? (Agnese Sonato, Sarah Libanore) – attività dai 6 anni 17:30 – 17:50 CMS activity Book (Mia Tosi) – attività dai 6 anni 17:50 – 18:10 Uno sguardo all’Universo (Sarah Libanore) – attività dai 6 anni 18:10 – 18:25 Il progetto Radiolab (Sabine Hemmer) 18:25 – 18:45 A Caccia Di Nuova Fisica … con un acceleratore di particelle (Gaia Grosso, Enrico Luisiani) 18:45 – 19:00 CloudVeneto e il caso d’uso di CMS (Federica Fanzago, Massimo Sgaravatto, Marco Verlato) 19:00 – 19:30 Fasci di neutrini come non se ne erano mai visti – ENUBET (Andrea Longhin) 19:35 -19:45 L’incontro tra un umano ed un marziano… il problema della materia ed antimateria – Lettura tratta da “I sei pezzi meno facili di R. Feynman” (Paolo Rossi) 19:45 – 20:30 Futuri acceleratori di particelle (Patrizia Azzi) 20:45 -21:30 Riconosci le particelle in ICARUS e CMS (Christian Farnese, Roberto Rossin)
Si può cucinare con il plasma? Posso muovere le gocce come un PacMan? Chi, come e quando iniziò la lotta alle fake-news? Nel corso di questa diretta si alterneranno le spiegazioni delle ricercatrici e ricercatori dell’Università di Padova e dell’INFN che risponderanno a queste e tante altre curiosità del pubblico.
Programma dettagliato:
17:00 – 17:30 Modelli Semplici per Sistemi Complessi (Ilenia Apicella, Anna Tovo) 17:40 – 17:55 Si può cucinare con il plasma? (Alessandro Patelli) 18:00 – 18:20 La radiazione cosmica di fondo (Bianca De Caro) 18:30 – 18:50 Super-coerenza quantistica nella materia (Luca Salasnich) 19:00 – 19:20 Sulle orme di Democrito alla ricerca della materia oscura (Francesco D’Eramo) 19:30 – 19:50 Bolle quantistiche (Andrea Tononi) 20:00 – 20.10 Alpinismo di gocce (Matteo Pierno) 20:10 – 20:20 Trova l’intruso: lo scienziato dei materiali in mezzo ai fisici (Francesco Sgarbossa) 20:00 – 20:20 Controllo di gocce: come muovere un PacMan (Matteo Pierno) 20:30 – 20:45 Si può cucinare con il plasma? (Alessandro Patelli) 20:45 – 21:00 Super-coerenza quantistica nella materia (Luca Salasnich) 21:00 – 21:30 Chi, come e quando iniziò la lotta alle fake-news? (Sofia Talas) 21:40 – 22:00 Sulle orme di Democrito alla ricerca della materia oscura (Francesco D’Eramo)
Giovani ricercatrici e ricercatori dell’Università di Padova ci portano in viaggio nell’Universo dal tempo degli albori al sistema solare per finire con un “tuffo nel… vuoto”.
Programma dettagliato:
18-18.30: Munaretto: ”Esplorando Mercurio: da MESSENGER a BepiColombo” 18:30-19: Lacedelli: “Pianeti extrasolari: alla ricerca di nuovi mondi” 19-19.30: Salmaso: “Supernovae e astrofisica multimessaggero” 19.30-20: Sinigaglia: “Cartografia cosmica: come mappiamo il nostro Universo?” 20-20.30: Rastello: “Valzer di Buchi Neri a Tempo di Onde Gravitazionali” 20.30-21: Romano: “ALMA: un viaggio nel tempo agli albori dell’Universo” 21-21.30: Santoliquido: “Sulla cresta dell’onda… gravitazionale: le ultime nuove scoperte” 21.30-22: Estrada: “Un tuffo nel vuoto: breve tutorial per uccidere una galassia”
In aggiunta alle proposte serali, INFN Sezione di Padova e Dipartimento di fisica e Astronomia dell’Università di Padova propongono un percorso per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, alla scoperta di uno dei più incredibili esperimenti mai costruiti sulla terra: l’osservatorio IceCube.
Tra i ghiacci dell’Antartide, esattamente sotto il Polo Sud geografico, si trova un km cubo di ghiaccio attrezzato per rilevare i neutrini astrofisici, interessantissimi e sfuggenti messaggeri provenienti dal cosmo.
Alcuni scienziati, detti Winterovers, provenienti da tutto il mondo si turnano nel corso dell’anno, che qui è scandito dalle stagioni polari, per recarsi alla stazione scientifica internazionale del Polo Sud, pronti ad affrontare le sfide di una vita ai confini del mondo!
Gli incontri saranno due, trasmessi in diretta solo per gli studenti che potranno così intervenire con le loro domande, ma la registrazione sarà poi pubblicata sui nostri canali YouTube:
Incontro del 20 novembre: i ricercatori padovani coinvolti in IceCube presenteranno l’esperimento agli studenti e ai docenti, con lo scopo di prepararli e stimolare la curiosità in vista della seconda parte del percorso.
Incontro del 27 novembre: il cuore dell’esperienza sarà infatti il collegamento streaming con i Winterovers che si trovano al Polo Sud, con cui gli studenti potranno dialogare, ponendo le loro domande. Nella speranza che condizioni atmosferiche e satellite siano dalla nostra e rendano possibile un collegamento non facile, ma anche questo fa parte dell’avventura…
L’esperimento LUNA fa luce sulla densità della materia che compone tutto ciò che conosciamo nell’Universo
C’è una reazione chiave di quel processo fondamentale, chiamato nucleosintesi primordiale, che ha portato alla produzione degli elementi chimici più leggeri nei primi momenti di vita del nostro Universo: è la reazione per mezzo della quale da un protone e un nucleo di deuterio si ottiene uno dei due isotopi stabili dell’elio, l’Elio-3.
Questa reazione è stata ora indagata con una precisione mai raggiunta prima dall’esperimento LUNA (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics) nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN: è stato così possibile raffinare i calcoli della nucleosintesi primordiale, ricavando un’accurata determinazione della densità della materia ordinaria, di cui è fatto tutto ciò che conosciamo, compresi gli esseri viventi.
I risultati della misura di LUNA, insieme a una discussione delle loro conseguenze cosmologiche, sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
“In questo particolare studio – spiega Gianluca Imbriani responsabile della collaborazione LUNA – oltre alla nostra decennale esperienza nel campo dell’astrofisica nucleare sperimentale, ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione del gruppo di fisica astroparticellare e cosmologia teorica dell’Università Federico II di Napoli per ottenere un’accurata determinazione della densità barionica grazie al codice Parthenope, che simula il processo di nucleosintesi primordiale. Mentre, per la descrizione dell’interazione nucleare abbiamo collaborato con il gruppo di fisica nucleare teorica dell’Università di Pisa”.
Durante la loro vita le stelle convertono gli elementi chimici leggeri in elementi più pesanti, tramite processi di fusione nucleare. Non tutti gli elementi chimici però sono prodotti nelle stelle: il protone e il neutrone che costituiscono i primi mattoni per la costruzione di tutti gli elementi chimici, si formano nei primissimi istanti del big bang. Dopo circa 3 minuti dal Big Bang, la temperatura scende a un miliardo di gradi e il deuterio può finalmente essere prodotto dalla fusione di protoni e neutroni senza essere distrutto dall’interazione con i fotoni di alta energia. Inizia così la sintesi degli elementi più leggeri, nota come nucleosintesi primordiale.
Nel silenzio cosmico dei Laboratori sotterranei del Gran Sasso, dove 1400 m di roccia proteggono le sale sperimentali dalle radiazioni esterne, l’esperimento LUNA è in grado di ricreare i processi che sono avvenuti durante la nucleosintesi primordiale e che tutt’ora avvengono nelle stelle, e di riportare con il suo acceleratore di particelle l’orologio indietro nel tempo fino a pochi minuti dopo la nascita dell’Universo. L’abbondanza di deuterio primordiale è determinata principalmente dalla reazione misurata durante la lunga campagna di misure effettuate a LUNA. La densità di materia barionica ottenuta attraverso il risultato di LUNA è in ottimo accordo con il valore ricavato dallo studio della radiazione cosmica di fondo, il residuo “fossile” del Big Bang.
“L’esperimento LUNA – aggiunge Imbriani – proseguirà la sua attività scientifica nel prossimo decennio con il progetto LUNA-MV, focalizzato sullo studio di processi chiave per la composizione chimica dell’Universo e la nucleosintesi degli elementi più pesanti”.
LUNA è una collaborazione scientifica internazionale composta da circa 50 ricercatori italiani, tedeschi, britannici ed ungheresi. In particolare, collaborano all’esperimento: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, le sezioni INFN e le università di Bari, Genova, Milano Statale, Napoli Federico II, Padova, Roma Sapienza, Torino e l’Osservatorio di Teramo dell’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica per l’Italia; l’Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf per la Germania, la School of Physics and Astronomy dell’Università di Edimburgo per il Regno Unito e l’ATOMKI di Debrecen e il Konkoly Observatory di Budapest per l’Ungheria.
La collaborazione LUNA annovera una forte componente di ricercatori sia della Sezione INFN diPadova che del Dipartimento di Fisica e Astronomiadell’Università di Padova. La presenza di LUNA a Padova inizia nel 1993, con la venuta dal Gran Sasso di Carlo Broggini, che poi diventerà spokesperson della collaborazione. L’attività si è sin dall’inizio focalizzata sulla realizzazione ed acquisizione dati di set-up con rivelatori γ al germanio, come quello usato nella misura sopra descritta. La ricerca si è concentrata all’inizio sullo studio delle più importanti reazioni di combustione dell’idrogeno nelle stelle, in particolare nel Sole, per consentire il calcolo preciso del flusso e dello spettro dei neutrini solari. Terminata la fase “solare”, è iniziata la fase, tuttora in corso, focalizzata sui processi di combustione dell’idrogeno nei cicli che si innescano a temperature maggiori di quella del Sole, e che sono responsabili della produzione degli elementi sino all’alluminio. Il prossimo decennio sarà dedicato allo studio delle reazioni fondamentali della combustione dell’elio e del carbonio nelle stelle con il nuovo acceleratore da 3.5 MV del progetto LUNA-MV, che sarà installato il prossimo anno ai laboratori sotterranei del Gran Sasso. Sono infatti questi i processi che determinano l’abbondanza galattica di gran parte degli elementi che popolano la tavola periodica e l’evoluzione delle stelle più massicce sino all’esplosione delle Supernovae.
Il gruppo LUNA di Padova è ora costituito da Carlo Broggini, Antonio Caciolli, Rosanna Depalo, Paola Marigo, Roberto Menegazzo, Denise Piatti e Jakub Skowronski, con Antonio Caciolli responsabile locale INFN.
L\’evento, organizzato dall\’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Sezione di Padova, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell\’Università di Padova e con varie Associazioni di Professionisti del settore manifatturiero, ha lo scopo di condividere i più importanti risultati della ricerca nell\’ambito delle tecnologie additive e di creare rete fra imprese e imprese-enti.
La giornata conclude il progetto “Tecnologie di Additive Manufacturing di metalli applicate ai settori calzaturiero e biomedico veneti”, il più recente tra i progetti finanziati dal POR FSE Veneto 2014/2020 nell\’ambito della produzione additiva, che hanno contribuito a consolidare le attività del laboratorio Developments and Innovations on Additive Manufacturing (DIAM). Con la dotazione di due macchine per produzione additiva di metalli, la Sezione di Padova dell’INFN è oggi una delle realtà di Ricerca in Italia meglio attrezzate per giocare un ruolo di rilievo in questo nuovo e promettente settore tecnologico e ha gettato le basi per la costituzione di una Rete di collaborazione nazionale fra enti ed imprese, al fianco di altri Laboratori INFN su tutto il territorio nazionale.
La giornata sarà divisa in due sessioni: al mattino verranno presentati i più recenti risultati della ricerca del settore, mentre il pomeriggio lascerà spazio alle esperienze di applicazione industriale della produzione additiva, attraverso i contributi di numerose aziende di ambiti diversi, dal calzaturiero al biomedicale, per concludersi con una tavola rotonda tra tutti i partecipanti.
Il Workshop si configura come un\’opportunità per tutti per conoscere e farsi conoscere, per restare aggiornati sulla tecnologia nascente e intessere nuovi rapporti di collaborazione.
L’esperimento GERDA ha conquistato un altro importante traguardo scientifico raggiungendo un nuovo record di sensibilità. L’esperimento ricerca il rarissimo decadimento doppio beta senza emissione di neutrini, una sorta di Sacro Graal per la fisica delle particelle elementari, presso Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Questo risultato, pubblicato il 5 settembre su Science, è stato ottenuto dopo aver raccolto dati ininterrottamente per due anni e mezzo e aver ridotto a un livello bassissimo gli eventi che costituiscono il cosiddetto “rumore di fondo”.
Il decadimento doppio beta senza emissione di neutrini, se rivelato, fornirebbe informazioni essenziali sulla natura dei neutrini: ci consentirebbe, per esempio, di sapere se i neutrini sono identici alle loro antiparticelle, di ottenere indicazioni sul meccanismo che dà loro massa e sul perché nell’universo attuale c’è molta più materia che antimateria. Il decadimento ancora sfugge all’osservazione, ma GERDA è il primo esperimento a raggiungere una sensibilità per il tempo di dimezzamento (cioè il tempo che deve trascorrere affinché la metà dei nuclei dia luogo al decadimento) di oltre 1026 anni, di gran lunga superiore all’età dell’universo.
Anche il Gruppo GERDA di Padova ha dato un rilevante contributo al raggiungimento di questi risultati con lo sviluppo del sistema generale di slow control, l’analisi dei dati e il coordinamento del test dei rivelatori attualmente in uso. Padovano è anche il responsabile internazionale dell’esperimento, Riccardo Brugnera, ricercatore INFN e professore del Dipartimento di Fisica e Astronomia: “Il risultato ottenuto dimostra come l’idea scientifica di base e le soluzioni tecniche adottate siano state vincenti, essendo riusciti a ottenere un fondo molto basso, e una elevata affidabilità dell’apparato. GERDA terminerà la sua presa dati alla fine di quest’anno e sarà sostituito da un nuovo apparato, LEGEND-200, basato sugli stessi principi, ma con un numero 5 volte superiore di rivelatori e un fondo previsto 5 volte inferiore. Raccogliendo dati per 5 anni sarà in grado di migliorare il limite record di GERDA di un fattore 10″.
GERDA è una collaborazione europea che comprende più di 100 scienziati provenienti da Germania, Italia, Russia, Svizzera, Polonia e Belgio. I fisici italiani provengono dai Laboratori INFN del Gran Sasso e del Sud, e dalle Sezioni INFN e Università dell’Aquila, di Milano, Milano Bicocca e Padova. Rilevante è stato anche il coinvolgimento dell’industria italiana, con Di Zio, CAEN e Tecnomec.
La ricerca scientifica, soprattutto quella nel campo della fisica, non è solo formule e numeri, ma può diventare anche colore, immagine musica e molto ancora.
Lo sanno bene gli oltre 4000 studenti, di circa 93 licei italiani coinvolti per la seconda edizione di Art&Science Across Italy, un progetto organizzato dall\’INFN e dal CERN per i licei italiani, che coinvolge per il biennio 2018/2020 gli istituti di undici città italiane (Milano, Torino, Roma, Genova, Potenza, Pisa, Firenze, Napoli, Matera, Venezia, Padova) e che ha preso il via il 7 dicembre scorso con il primo seminario alla Sapienza di Roma.
La sfida lanciata ai ragazzi sarà proprio quella di comunicare al pubblico i risultati della ricerca attraverso istallazioni artistiche di qualsiasi genere: dai quadri ai video, dalla musica all’arte plastica; coinvolgendo anche i giovani che prima di Art&Science credevano di non aver interesse nella scienza e, attraverso le loro idee, raggiungere il grande pubblico con intuizioni nuove.
Il progetto è strutturato su due livelli competitivi: uno locale, svolto nelle città aderenti, ed uno nazionale che si terrà a Napoli nella primavera 2020. In ambito locale le scuole dovranno prima affrontare una fase formativa seguendo seminari tenuti dai ricercatori dell’INFN o di altri enti di ricerca o atenei, visitando mostre, musei e laboratori, per poi realizzare un’opera ispirata a quanto hanno appreso e arricchita dalla loro creatività e voglia di comunicare.
Le opere realizzate saranno esposte in una mostra locale dove una commissione di esperti formata da ricercatori, artisti e critici d’arte selezionerà le opere migliori che passeranno al livello nazionale e saranno esposte al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) per la mostra finale.
Per i vincitori e i migliori classificati sono previste una ventina di borse di studio per uno stage al CERN di Ginevra dove si parlerà di arte e scienza.
Anche la sezione di Padova, per la seconda volta, partecipa all’iniziativa con due mostre locali, una a Padova prevista per marzo 2020 presso la Sala della Loggia della Gran Guardia e una a Venezia al Museo di Storia Naturale per novembre 2019. I licei coinvolti, provenienti da diverse città del Veneto, sono 15. Coordinatori rispettivamente per Padova e Venezia sono Michele Michelotto e Tommaso Dorigo che hanno già iniziato le attività formative presso gli istituti coinvolti.
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