Una delegazione della Sezione INFN di Padova, composta da 16 dipendenti fra tecnici e amministrativi, ha visitato il CERN nei giorni 21 e 22 Novembre.
E’ stata un’esperienza ricca di emozioni e fruttuosa dal punto di vista professionale e umano.
Molti di loro, per anni, avevano scritto del CERN, del coinvolgimento dell’INFN nelle grandi imprese che lì si stavano compiendo. Alcuni avevano organizzato le centinaia di trasferte che i ricercatori di sezione effettuano in quel luogo. Alcuni avevano elaborato pratiche burocratiche interagendo con il personale amministrativo del Laboratorio e organizzando la spedizione di pezzi e componentistiche realizzati in sede ma che dovevano essere assemblate presso gli apparati di Ginevra. Alcuni avevano sbrigato le numerose incombenze fiscali e normative utili agli ordini, agli scambi di materiali e all’ottimale prestazione del personale di Sezione presso gli apparati di Ginevra. Alcuni avevano cercato foto, immagini, disegni utili a realizzare poster per mostre e conferenze. Alcuni avevano organizzato meeting, workshop e congressi in cui si discuteva dei progetti e delle azioni da intraprendere per realizzarli.
Tutti si erano sempre detti orgogliosi di far parte della grande famiglia dell’INFN che, in misura massiccia opera al CERN dando contributi sostanziali alla realizzazione degli esperimenti e al raggiungimento dei numerosi successi che negli anni lì, in quel luogo, sono stati raggiunti.
E spesso molti si erano chiesti cosa fossero tutti quegli strani oggetti di elettronica e di meccanica che minuziosamente venivano progettati e costruiti nelle officine, nei laboratori. Oggetti di cui si leggevano i nomi sulle carte, sui documenti, senza mai capirne fino in fondo nè cosa fossero, nè che forma avessero, nè tanto meno a cosa servissero. Spesso sorgeva il dubbio di essere parte di una catena di montaggio fine a sé stessa, della cui filiera sfuggiva il senso, il fine ultimo concreto.
La visita sui luoghi dove tutti i pezzi, tutti gli oggetti sono meravigliosamente assemblati è stata una folgorazione. Come se, all’improvviso, il caos delle carte, dei documenti lavorati, del fiume di parole scritte, delle centinaia, migliaia di aspetti tecnici e burocratici trovassero il loro ordine, il loro puntualissimo e sofisticatissimo giusto posto nel disegno generale della ricerca. Stupore, meraviglia sono state le sensazioni immediate di tutti. Vedere da vicino, toccare con mano il risultato del lavoro di background, è stato emozionante e soprattutto, ha dato un senso concreto al lavoro che per anni, quotidianamente e con altrettanta passione e professionalità si è svolto.
Scendere nelle viscere della terra, a 90 metri di profondità, dove sono installati gli apparati degli esperimenti che contribuiscono al funzionamento del più grande acceleratore al mondo di particelle, il Large Hadron Collider (LHC), quello in cui è stata scoperta la particella teorizzata dal modello teorico per anni, il bosone di Higgs, e che finalmente è stata tracciata nel 2012, è stata una grande emozione. Gli apparati sono apparsi in tutta la loro reale, imponente, mastodontica grandezza, mostrando un complicatissimo intreccio di cavi, fili, pezzi di ingegneria, armoniosamente assemblati a formare delle vere e proprie opere d’arte di cui ci si innamora quasi e che si finisce per guardarle con gli stessi occhi con cui si ammira l’arte. La minuzia dei dettagli, la perfezione infinitesimale che caratterizza le macchine di ATLAS, CMS, ALICE e LHCb, i quattro esperimenti del LHC, pur essendo un groviglio di ferraglie e materiali di varia natura, sono affascinanti tanto quanto un dipinto del Caravaggio o una scultura di Michelangelo. Analogamente impressionanti per la loro bellezza, il loro impatto sulla sensorialità dei non addetti ai lavori, per la loro capacità di suscitare meraviglia e, allo stesso tempo, di creare una distanza siderale fra lo sguardo semplice di chi guarda ammirato e la capacità del comprendere comune. Gli apparati suscitano quasi un senso di mistero, di diversa percezione della realtà che attiene a dimensioni metafisiche. Proprio come avviene quando si ammira un’opera d’arte.
La visita è stata guidata da esperti ricercatori, il dott. Roberto Carlin, spokesperson dell’esperimento CMS, il dott. Federico Antinori, spokesperson dell’esperimento ALICE e le dott.sse Patrizia Azzi e Anna Lupato, tutti della Sezione di Padova, cui si rivolge un sentito ringraziamento. Tutti hanno accompagnato la delegazione nelle varie sedi degli enormi apparati, illustrando in modo competente e appassionato, il funzionamento e la storia di quelle che agli occhi profani dei visitatori apparivano semplicemente come meravigliosi manufatti da ammirare.
I ricercatori sono persone che quotidianamente spendono il loro tempo ad indagare la grandezza dell’universo attraverso questi meravigliosi marchingegni. Sono spinti dalla passione di capire cosa si cela dietro l’infinito di cui facciamo parte e anche dalla certezza che le frontiere della conoscenza sono illimitate. E capire di dare quotidianamente col proprio lavoro, a vario titolo, un contributo perchè questa passione venga espressa al meglio non solo per la ricerca fine a sé stessa ma per il bene del progresso utile all’umanità, ha riempito ulteriormente di orgoglio i componenti della delegazione in visita, ha dato un senso concreto anche al loro operato.
Sapere che dalle ricerche effettuate in quei luoghi sono nate facilities come i cellulari, apparecchiature medicali per le risonanze magnetiche, le PET, le diagnostiche per immagini, e poi il www, internet e il rivoluzionario modo di comunicare, ha confermato l’utilità di tanto lavoro, tanto impegno e tanta dedizione di tutti. E si è capito meglio il significato del viaggio dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Perchè è anche metafora della grande filiera della ricerca che va dal semplice lavoro di disbrigo di pratiche burocratiche, che è piccolissima cosa, al grande, enorme risultato della realizzazione di progetti elaboratissimi e al raggiungimento di grandi, grandissimi successi.
Un ringraziamento, infine, va rivolto al Dott. Mauro Mezzetto, direttore di Sezione che ha suggerito la visita e ha accompagnato la delegazione manifestando uno spirito di proficua collaborazione professionale e di cordiale amicizia.
Trovare un senso in ciò che si fa quotidianamente, contribuisce a rafforzare il proprio impegno e a dare ragione di quelli che, talvolta, possono sembrare inutili sforzi di intelletto che magari non servono a nulla e nessuno. La visita dei giorni scorsi ha dato un senso e una risposta alle numerose domande e ai leciti dubbi che negli anni, hanno attraversato le menti dei componenti della delegazione in visita.